Origini e storia dell'arte aerostatica a Civitella del Tronto (TE)
La tradizione dell'arte aerostatica a Civitella del Tronto risale al 1913, anno in cui fece ritorno al paese natio, Emidio GEMMI un trovatello cresciuto nell'orfanotrofio di S. Antonio ad Ascoli Piceno. Nato a Civitella il 14 Gennaio 1893, negli anni dell'infanzia nell'orfanotrofio imparò l'affascinante arte aerostatica. Quando fece ritorno a Civitella iniziò a dedicarsi ai palloni, costruendo occasionalmente piccole mongolfiere di carta che allietavano le feste popolari, unico svago (a quel tempo) della gente comune. Alla fine degli anni '20 entrò a far parte dell'Amministrazione Comunale di Civitella in qualità di notificatore presso l'ufficio dell'esattoria. In quegli anni non avendo molto più tempo libero da dedicare agli aerostati, insegnò quest'arte ad un suo coetaneo, Giuseppe FORLINI soprannominato Spacchitt.
La vita di Giuseppe FORLINI
Si riporta l'articolo apparso il 1974 su "Gente d'Abruzzo" scritto da Nino DI FAZIO
"E' sempre lì puntuale con il suo giornale, gli occhiali inforcati a metà naso, che saluta ogni persona che si "TUFFA" giù per la discesa lastricata che conduce fino ai piedi del paese. L'aria pensosa e un volto che passa dalla serietà più statica al sorriso più amichevole, questo è Giuseppe Forlini di Civitella del Tronto (81 anni suonati ma portati con estrema disinvoltura), ex sarto per uomo e donna, ex emigrato in America (dal 1919 al 1924), ma quello che più conta ex costruttore di palloni AEROSTATICI in materiale leggero.
Chi non conosce in Abruzzo, Giuseppe Forlini, chi non ricorda le feste allietate da quei famosi finali di palloni che si dondolavano nel cielo come farfalle multicolori come prati di maggio, morbidi come spuma di mare. Mi ha invitato gentilmente al suo tavolo (davanti ad un buon bicchiere di vino), e prendendo molto alla larga il discorso, prima con una certa reticenza piena di modestia e quasi timidezza, poi infervorandosi ai bei ricordi, mi snocciola tutta la sua vita come i grani di un rosario.
Ci sarebbe da scrivere dei volumi, talmente e fitta di episodi coloriti e nostrani come solo la nostra gente semplice d'Abruzzo sà vivere, ma per ovvia brevità mi limiterò alla cronistoria essenziale della sua esperienza aerostatica in più di quaranta anni di attività. Il suo maestro è stato un certo Gemmi Emidio e appropriandosi della sua esperienza ha cambiato per esempio il materiale base per la costruzione dei palloni: invece della carta ruvida, adoperata dal primo, l'ha sostituita con quella velina, colorata e più leggera, comperata a Teramo da un certo D'Ignazio. La prima festa dove è stata richiesta la sua scenografia "Aerostatica" è stata a Teramo, percependo la bella somma di circa trecento lire offerta dal Cavaliere Polidoro.
Dopo di quella fatidica data, è stato un susseguirsi di feste, paesi, palloni di ogni genere e colore (e qui il racconto si accende, alimentato ancora di più da qualche calice di Montepulciano d'Abruzzo), centinaia di Santi Patroni si susseguono senza fine, inframmezzati da nomi di organizzatori, cifre percepite, forme di palloni. A questo punto mi sono reso veramente conto di quante belle cose abbiamo perduto, di quanta genuinità siamo stati privati e di quanto assomigliamo sempre più a delle grigie macchine operanti in tran-tran quotidiano dove l'individuo è sempre più relegato in operazioni ed azioni che nulla hanno più di spiritualmente valido.
Man mano che il racconto procede, sento sempre più nel sangue scorrere la linfa di questa nostra terra, satura di umori semplici di folclore genuino, vedo sempre più il Forlini come un narratore lontano che cerca disperatamente di farsi ascoltare ma la sua voce si perde assorbita da rumori di Juke-Box e frastuoni assordanti di motori.
Si può calcolare che nei suoi quaranta anni di attività abbia costruito qualcosa come 1000 palloni aerostatici e partecipato a circa duecento grandi feste. Alla domanda se ricordasse la festa che gli ha dato più soddisfazione, il suo occhio ammicca e si perde lontano nei tempi, facendo trasparire contemporaneamente un luccichio e una lacrima; poi un altro ed infine, riordinando bene le idee, dice che verso il 1950 a Teramo, in onore del Cardinale Todeschini in due giorni di festeggiamenti, innalzò dieci palloni di incomparabile bellezza; uno di questi aveva forma di dirigibile ed era talmente lungo che ci vollero ben otto persone per mantenerlo orizzontale prima che si innalzasse. Frasi si susseguono vorticosamente avendo perso quella timorosità iniziale e così mi racconta del pallone a forma di lampadario a Nereto, quello che a Mosciano S. Angelo si bruciò in aria (era il 15 Agosto) i 13 palloni fatti innalzare in una sola festa a Corropoli, il volo più lungo Giulianova-Pescara, l'incendio di un covone di grano senza eccessivi danni, le 31.000 lire avute a Capitignano più 3000 lire di mancia come premio e così di seguito fino all'ultima festa, in onore di S. Cecilia (protettrice della Musica) a Civitella del Tronto, nel 1969.
Un uomo semplice, ma grande alla sua maniera che ha allietato i nostri padri con delle cose che pur conservando quel fascino misterioso e quasi arcano per i tempi che correvano, non erano altro che della semplice carta-velina colorata, abilmente sagomata, tenuta da colla di farina, cerchi di canna spaccata, fil di ferro, stracci imbevuti di grassi, petrolio e spirito; il tutto pesante pochi grammi, si innalzavano nel cielo portando lontano la fantasia e i sogni degli astanti."